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L'unica certezza che abbiamo riguardo alla morte del Merisi è la località, Porto Ercole e la data di morte il 18 luglio 1610 all'età di trentanove anni e ne abbiamo la prova in un documento del 1656 che cita così: "A dì. 18 luglio 1609 nel ospitale di S. Maria Ausiliatrice morse Michel Angelo Merisi da Caravaggio", la data non è il 1610 perché nell'area di Porto Ercole non era stato ancora introdotto il calendario Gregoriano. 

Fatto curioso accadde nel 2010 quando un gruppo ri ricercatori sancì di aver ritrovato le ossa di Caravaggio. Anche in virtù di questa scoperta venne allestita la mostra- evento "Chiuder la vita" nella chiesa di Sant'Erasmo a Porto Ercole. Dal catalogo della mostra ho ricavato le notizie sotto esposte.

Il suo biografo Bellori scrive:" Così il Caravaggio si ridusse a chiuder la vita e l'ossa in una spiaggia deserta, ed allora che in Roma attendevasi il suo ritorno, giunse la novella inaspettata della sua morte e dispiacque universalmente". Nella sua disperata fuga porta con sé poche cose fra cui tre dipinti sicuramente dono per il Cavalier Borghese, suo avido estimatore e collezionista, unico in grado di commutare la sua pena in grazia.

Nel luglio 2010 a quattrocento anni dalla scomparsa del genio lombardo fu allestita una mostra che voleva ricordare ed omaggiare gli ultimi momenti della vita rocambolesca di questo genio assoluto della storia dell'arte universale.

Ricordo la mia emozione a trovarmi nel luogo in cui era morto uno dei miei artisti preferiti, la mia partecipazione emotiva al percorso umano del Caravaggio che si concluse in solitudine ed in agonia, come scrisse il Baglioni "con febre maligna...morì malamente come appunto haveva vissuto". Probabilmente morì di sfinimento nel disperato tentativo di recuperare il carico della feluca per ottenere l'agognato salvacondotto. Tristemente pare che nessuno si diede da fare per cercare il corpo del pittore, nessuno setacciò ospedali della zona, la ricerca si concentrò nelle sue preziose opere. Unica opera certa del carico della feluca è il San Giovanni della Galleria Borghese che riuscì a raggiungere la collezione per cui era destinato. 

Ero emozionata anche perché pensavo a tutti gli eventi che sarebbero potuti accadere per privarci di un tale capolavoro, un furto, un naufragio, invece il San Giovanni sopravvisse.

Caravaggio lavorò su molti quadri con San Giovanni come soggetto: il sorridente e sfacciato San Giovanni dei Musei Capitolini, dove il limite fra il devoto ed il profano è molto labile, il cui modello Cecco è sicuramente quello del delizioso Amor Vincit Omnia; il Battista più serioso  del museo Nelson Atkins di Kansas City.

Questo Battista però è diverso perché contiene riferimenti alla pericolosa situazione di fuga in cui lui si ritrovava: viene ritratto come Buon pastore e può essere che il Merisi pensasse a sé stesso in attesa del perdono da parte del Cardinale per tutti gli errori commessi. Inoltre la mano destra simbolo della pietà stringe il polso della sinistra, mano negativa e spera così nella grazia.

Concludo citando un racconto ipotetico sulla morte del pittore sulla spiaggia ripreso dal saggio Chiuder la vita:"sarebbe sbarcato con il sole a picco, sotto uno di quei cieli azzurri che si era sempre rifiutato di dipingere. Immaginava una spiaggia con la sabbia bianca, e la luce che si specchiava nel mare dilagando dappertutto senza incontrare ostacoli. Ormai sapeva bene che le cose, per esistere per davvero, devono vivere nelle zone di contrasto, essere invischiate nella lotta perenne fra i chiari e gli scuri. Non poteva esserci vita nel nero assoluto, così come nel bianco abbagliante. Si sarebbe seduto al centro della spiaggia, nella pienezza della luce ed avrebbe chiuso gli occhi."

 

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